Al vaglio il rapporto tra dipendenti ed aziende, quelli felici della loro professione sono sempre più rari!
In ambiente lavorativo si passa una gran parte della propria vita e, proprio per questo, ci si aspetta che in questo luoghi, seppur spesso è difficile essere realmente felici, non si viva il lavoro come una tortura. La verità emersa dalle ultime indagini, invece, sembra raccontare una storia diversa con numeri davvero esagerati di persone che si dichiarano infelici sul lavoro, un dato che all’arma sempre di più.
L’equilibrio tra azienda e benessere del dipendente una volta era certamente più saldo, la sensazione attuale, invece, è che si stia vivendo una sorta di disconnessione sempre più profonda tra questi due mondi che in verità sono molto connessi e dipendono uno dall’altro, ma come è stato possibile arrivare ad un quadro così drastico?
Crollato il legame tra azienda e lavoratori, il 40% è preoccupato dal malessere psicologico derivato dal suo lavoro
Un vecchio detto piuttosto comune dice “ fai il lavoro che ti piace e non lavorerai nemmeno un giorno in vita tua”, una frase oggettivamente vera ma che rispecchia ben poco la verità. A rivelare lo scenario piuttosto tragico è stato il Trends e Salary Survey 2023, la ricerca di Randstad e Porfessionals ha esplorato gli ultimi trend portando alla luce molte delle preoccupazioni che i lavoratori in questo anni avevano nascosto.
Per oltre il 44% degli italiani, infatti, la propria azienda non ha attuato alcuna iniziativa per favorire il senso di appartenenza dei suoi dipendenti, favorendo l’insorgere di situazioni di stress ben più radicate di quel che ci aspettavamo. Di sicuro sono in pochi quelli che immaginavano i lavoratori italiani alzarsi al mattino sorridenti in stile “7 nani di Biancaneve“, ma un dato in particolare venuto fuori era altresì inimmaginabile.
Secondo il sondaggio, infatti, sarebbe un cospicuo numero di persone, circa il 40%, ad essere addirittura preoccupata per il risvolto psicologico negativo che il suo lavoro potrebbe portare se portato avanti nel lungo periodo.
Questa situazione insieme alla visuale di crescita inesistente per il 32% degli intervistati, e il rapporto basso tra stipendio e potere d’acquisto sottolineato dal 38% di loro, andrebbe a disegnare un quadro drastico che descrive il lavoro in Italia come molto più sofferto che in altri paesi europei.
La sensazione, dunque, è che lavorando non solo non si ottenga la giusta ricompensa, ma allo stesso tempo si rischi di restare immobili sempre nello stesso punto della carriera e minare nel frattempo il nostro benessere psicologico.
Una situazione che non può incoraggiare e che, per altro, sembra chiaro come possa incidere anche sulla produttività dello stato intero.
Le aziende dovrebbero cambiare rotta per soddisfare le esigenze dei dipendenti
In questa situazione sembra sempre più necessario un cambio di mentalità da parte delle aziende, favorendo un sistema meritocratico in cui ogni potenziale venga riconosciuto. Non si parla, infatti, di meri benefit salariali, ma della necessità di stimolare il dipendente e farlo sentire parte integrante della macchina.
Senza dubbio su questo fronte l’Italia ha ancora molto da fare, il lavoro, infatti, non è solo un mezzo per vivere ma spesso è un’opportunità anche per trovare un proprio significato.
Le aziende che abbracciano questa visione senza dubbi risulteranno più produttive e nel mondo attuale e la sua corsa veloce questo non sembra un fattore da sottovalutare.