I buoni fruttiferi postali sono tra le forme predilette di investimento degli Italiani, ma attenzione a due dettagli molto importanti.
Che gli Italiani non amino gli investimenti finanziari ad alto rischio è risaputo e, in tempo di crisi economica, è anche comprensibile. Eppure in molti cercano forme di investimento sicuro che, nel tempo, possano far fruttare gli interessi dei propri risparmi. In questo senso una delle scelte predilette ricade sui buoni fruttiferi postali, proposti ai clienti con nuovi tassi di interesse competitivi e in concerto con la Cassa Depositi e Prestiti. Questa forma di investimento permette di versare una somma di denaro a Poste Italiane e di raccogliere interessi passivi al termine della sottoscrizione: ne esistono varie tipologie dalle caratteristiche altrettanto diversificate, proprio come nel caso dei libretti di risparmio di Poste.
Buoni fruttiferi postali: quando scadono che succede?
Alcuni, ad esempio, permettono investimenti graduali e danno dunque la possibilità di versare somme in denaro anche di piccola entità, ad esempio 100 euro. Altri sono invece dedicati ai minori, sotto la tutela economica di un adulto, e possono essere ritirati al compimento della maggiore età dell’intestatario. Ebbene, comunque la si metta, una forma di investimento che faccia al caso nostro la troveremo di sicuro; ma prima di fare questo passo si dovrebbero tenere ben presenti due dettagli: la scadenza e la prescrizione dei buoni postali.
La scadenza è solitamente indicata sul titolo: tra le varie tipologie di buoni fruttiferi ve ne sono a scadenza ventennale(serie A1) e a scadenza di pochi anni (serie AA1). Per quanto riguarda la prescrizione, invece, essa è un istituto che sta a indicare la valenza giuridica di un procedimento al trascorrere degli anni o, in altre parole, il termine entro cui, passata la scadenza di un buono, questo potrà comunque essere riscosso dall’intestatario.
Gestione poco trasparenza dei buoni: Poste paga una multa salata
Chiariti questi aspetti diventa evidente il perché si debba fare attenzione a scadenza e prescrizione: trascorsi quei lassi di tempo, infatti, i soldi investiti e gli interessi accumulati non sarebbero più considerati di proprietà dell’intestatario, ma passerebbero a Poste Italiane. L’ente postale, in effetti, lo scorso autunno ha dovuto pagare una sanzione di 1,4 milioni di euro in riferimento alla sua attività di collocamento e di gestione dei Buoni Fruttiferi Postali, stabilita dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGMC).
In quella occasione a Poste Italiane è stata recriminata una gestione poco trasparente dei buoni fruttiferi, soprattutto in merito ai termini di scadenza e prescrizione. Molti clienti, inconsapevoli del termine di validità dei propri interessi, hanno perso i propri risparmi ma in seguito è stato disposto il rimborso degli interessi da parte di poste nei loro confronti.