Una latitanza lunga 30 anni poi il tumore che l’ha portato allo scoperto e all’arresto. Matteo Messina Denaro è morto nella notte nel reparto ospedaliero del carcere dell’Aquila.
Matteo Messina Denaro è morto. Si è spento poco prima delle 2 di notte nel reparto ospedaliero del carcere dell’Aquila dove si trovava da Gennaio a seguito della sua cattura. Affetto da cancro al colon, il boss era in cura da anni, negli ultimi tempi si era sottoposto a diversi interventi. Qualche giorno fa le sue condizioni erano precipitate, in coma irreversibile da venerdì non era neanche più alimentato.
L’ultimo dei Corleonesi a piede libero era stato arrestato lo scorso Gennaio dopo 30 anni di latitanza. Le forze dell’ordine lo avevano prelevato a Palermo fuori la clinica la Maddalena dove da mesi si recava per la chemio terapia, il boss infatti era affetto da cancro al colon. Per anni Messina Denaro era stato in cima alla lista degli uomini più ricercati d’Italia, con il suo arresto si sperava di mettere la parola fine alle stragi mafiose di Chinnici, Falcone e Borsellino.
Nato a Castelvetrano il 26 Aprile del 1962, Matteo Messina Denaro era figlio di Francesco Messina Denaro ufficialmente campiere dei terreni della famiglia D’Alì, ma in realtà capo di Cosa Nostra nella provincia trapanese. Era l’uomo di fiducia di Totò Riina che gli aveva affidato poi quel compito e che successivamente avrebbe preso sotto l’ala protettrice proprio il figlio Matteo.
Da nuovo braccio destro di Riina, Messina Denaro nel ’92 si è occupato anche di progettare gli omicidi di Falcone, del Ministro della Giustizia Martelli e dei giornalisti Maurizio Costanzo e Michele Santoro. Quando il 15 Gennaio del 1993 Riina viene arrestato, Cosa Nostra si spacca. Da una parte Provenzano e Brusca che sostengono che la lotta allo Stato sia stata un errore, e dall’altra Bagarella, i Gravino e Matteo Messina Denaro appunto che vogliono continuare con le bombe.
La storia più recente del nostro Paese racconta che il compromesso si trovò nel mezzo: l’obiettivo era ancora quello di Riina, e cioè piegare lo Stato, ma gli attentati sarebbero avvenuti fuori dal territorio della Sicilia. Alla fine del ’94 l’arresto dei fratelli Gravino mette fine alla tendenza stragista di Cosa Nostra. Sempre in quell’anno, pochi giorni prima dell’arresto, Giuseppe Gravino detto Madre Natura incontra a Roma Gaspare Spatuzza e gli confida che l’accordo è stato trovato “con quello di Canale5” ovvero Berlusconi e con l’aiuto di un tramite “loro compaesano“, Dell’Utri. Da quel momento finisce l’epoca delle stragi mafiose e Matteo Messina Denaro diventa l’Invisibile o il Camaleonte.
Trent’anni di latitanza e una ricerca che non ha visto confini geografici, salvo poi riuscire a trovarlo nella sua Sicilia. Da Gennaio la sua storia è nuovamente nota, eppure il boss negli interrogatori ha sempre negato l’evidenza. Non si è mai pentito e ha sempre sostenuto di conoscere Cosa Nostra solo tramite i giornali. I segreti, l’ultimo boss stragista ha deciso di portarseli nella tomba. Le sue ultime richieste prima del coma sono state di non avere un funerale religioso e di essere sepolto in Sicilia accanto al padre.
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